Menopausa precoce
La menopausa è la cessazione permanente dell’attività ovarica e la cessazione dei cicli mestruali ad essa correlati.
Quando questa avviene prima dei 40 anni di età si parla di menopausa precoce (in inglese premature ovarian failure il cui acronimo è POF). Questo evento interessa circa 1% della popolazione femminile.
La diagnosi si può fare nel momento in cui in una paziente di questa età si riscontri una oligo–amenorrea di almeno 4-6 mesi associata a valori di FSH superiori a 40 e ipoestrogenismo. Ma tale riscontro deve essere ripetuto in almeno due prelievi consecutivi.
L’impatto di una notizia simile sulla paziente può essere davvero segnante e la comunicazione da parte del medico deve essere fatta con attenzione e fornendo accurate informazioni e strategie di cura e prevenzione, anche dal punto di vista emotivo.
La maggior parte delle donne che ne sono affette sono assolutamente impreparate alla diagnosi e le cause spesso non sono identificabili.
Tra le cause riconosciamo alterazioni genetiche (sindrome di Turner, sindrome dell’X fragile), cause iatrogene (conseguenti a chemio o radioterapia), cause immunologiche ed infettive, ma la maggior parte delle volte si tratta di eventi idiopatici in cui la familiarità ha un impatto notevole.
La menopausa e l’ipoestrogenismo porta con sé molti sintomi e disturbi che possono essere trattati farmacologicamente se la menopausa avviene in età fisiologica, ma che DEVONO essere trattati nel caso di menopausa precoce, a meno di controindicazioni assolute all’utilizzo degli estrogeni.
La sintomatologia legata all’ipoestrogenismo può essere più o meno importante in relazione alla singola paziente, ma la terapia sostitutiva è in grado di agire positivamente sui sintomi e sul mantenimento della massa ossea e sui sintomi sessuali, mentre l’impatto sul rischio cardiovascolare rimane ad oggi da quantificare, cosi come sul danno endoteliale diffuso, la demenza e i disturbi cognitivi a lungo termine.
Le indicazioni attuali delle varie società scientifiche prevedono l’utilizzo della terapia sostitutiva almeno sino all’età considerata normale per la cessazione dell’attività ovarica (età media 51 anni).
Le terapie possono essere molteplici e si possono utilizzare oggi molti schemi che devono essere attentamente valutati dal ginecologo che, in relazione alle varie caratteristiche della paziente in oggetto, sceglierà la migliore combinazione farmacologica e valuterà la miglior scelta in termini di rischio-beneficio.